MAURA BANFO (TO) Home – codice d’accesso
fotografia
HOME (Codice d’accesso) è un progetto rivolto allo spazio interno: illuminata dalla luce di lampadari barocchi, una tavola riccamente imbandita con candelabri e posate d’argento, brocche di cristallo, piatti di porcellana dipinta e bicchieri di vetro colorati dai bordi dorati. Suppellettili e decorazioni ottocentesche che non lasciano trasparire un’ordinaria quotidianità, quanto una magniloquenza fuori dal comune. Una TAVOLA che è sistema segnico di un rituale domestico che, per essere officiato, richiede la conoscenza della propria liturgia laica, di regole che immediatamente separano chi le conosce da chi le ignora. Due delle fotografie con la tavola apparecchiata si rivelano speculari una all’altra. Un piccolo scarto, un gioco di stampa o un errore, possono invertire le regole e tutto può diventare il contrario di ciò che sembra, obbligando a sostituire chiavi e codici d’accesso.
BENNA (RM) Short movie #1
video
I cracker di una nota azienda alimentare vengono messi sotto esame: da un’analisi sotto la lente dell’apparente irregolarità artigianale dei tipici forellini a uno sguardo d’insieme e comparativo del contenuto di un’intera confezione. L’intento è quello di evidenziare la non-realtà rappresentata da un prodotto-immagine e far emergere l’ipocrisia di un messaggio commerciale che è un emblema dell’illusione di un mondo genuino e di una naturalità fasulla, smascherata grazie alla materia stessa del prodotto, ovvero in questo caso dai 39 buchi delle gallette. Quest’opera conferma l’interesse per il tema dell’alimentazione, il rapporto tra immagine e sostanza, e tutte le implicazioni sociali quali la mistificazione della natura e la creazione di un modello estetico di genuinità, ossia la necessità per alcuni di riconoscersi perfino in prodotti alimentari che ho voluto definire “food-symbol”.
GIULIA BONORA (FE) In forma di pane
food performance
In forma di pane a diventar materia è dunque il cibo, meglio, il primo tra i nutrimenti, il pane, il livello elementare della nostra alimentazione: basico, duttile, così versatile da prestarsi a un gioco tra contenuto e contenitore, tra pieno e vuoto, capace di parlare di alimentazione sensoriale, sculture commestibili e di simulazione. Al visitatore si offre prima di prendere parte alla performance, all’illusione, stando alle regole del gioco, di pescare da un sacchetto un piccolo pane ricoperto di argilla, di sbriciolarne tra le mani l’involucro, il contenitore fittizio, e rivelarne la verità, l’anima davvero commestibile, scoprendo il vero dal finto.
MARIA BRUNI (TO) 100 uova
fotografia
“Cento Uova” nasce dalla performance “Shanghai baby” di Maria Bruni del 2001, titolo ripreso dal romanzo di Zhou Weihui. L’idea ha origine da un sogno fatto mentre l’artista leggeva quel libro. Ripartendo da una elaborazione onirica fino ad arrivare al lavoro finale fotografico che mantiene come unici elementi le uova unite alle parole “sogno” e “seduttore”. Esse rappresentano l’elemento riproduttivo femminile e la tensione del concepimento, paragonabili alla relazione conflittuale che esiste tra il desiderio seduttivo dell’arte e il momento della creazione.